Un’inchiesta di Le Parisien mette in luce dettagli inquietanti sulle azioni dell’Abbé Pierre, noto per il suo impegno sociale e per il fondatore della comunità Emmaus. Il rapporto, che verrà diffuso a partire da luglio 2024, raccoglie nuove testimonianze che dipingono un quadro agghiacciante, in cui il religioso francese appare come un predatore sessuale. Le esperienze di coloro che affermano di essere stati vittime di abusi da parte di Pierre gettano nuova luce su una figura, fino a oggi, considerata un simbolo di speranza.
Le testimonianze: il profilo di un predatore
Nelle ultime settimane, sono emerse nove testimonianze che confermano un’immagine di Abbé Pierre ben distante dalla sua reputazione di benefattore. L’indagine, avviata dai vertici di Emmaus per far luce sulla questione, ha rivelato che il religioso avrebbe utilizzato metodi manipolativi per avvicinare le sue vittime, esercitando potere e controllo attraverso minacce. Un caso di particolare gravità riguarda un ragazzino, oggi adulto, che ha denunciato uno stupro avvenuto durante l’infanzia. I dettagli forniti dalla vittima, che ha presentato prove concrete, hanno aperto un nuovo capitolo su un soggetto già controverso.
Non si tratta di un episodio isolato. Altri racconti parlano di una donna della famiglia di Henri Grouès, vero nome dell’Abbé Pierre, che ha subito abusi alla fine degli anni Novanta. Le manipolazioni che ha vissuto, costringendola a relazioni fisiche indesiderate, mettono in evidenza un modus operandi inquietante. Stando alle testimonianze, la donna è stata soggetta a interazioni fisiche forzate che andavano da tocchi inappropriati a frasi allusive e sessualmente cariche.
Le vittime e i loro racconti
La lista delle vittime si amplifica con gli anni e include anche personale sanitario che ha incrociato il suo cammino durante gli anni Novanta e Duemila. Tra esse troviamo una donna in stato interessante che ha subito molestie da Pierre; il fondatore di Emmaus l’ha toccata sul ventre e sul seno, comportamenti inaccettabili che la donna ha denunciato con coralità. Un’altra giovane lavoratrice della comunità ha raccontato un modo assai diretto e violento in cui l’Abbé Pierre si sarebbe approcciato a lei, costringendola a subire azioni che l’hanno portata a dimettersi nel terrore.
Una delle testimonianze più scioccanti proviene da una ragazza di 18 anni. La descrizione dell’episodio in cui Pierre afferra brutalmente completando l’atto di violenza sessuale rivela l’orrenda realtà vissuta da molte di queste donne. Un’altra giovane, durante un viaggio con il sacerdote, è stata costretta in situazioni di umiliazione, che hanno messo in crisi la sua percezione dell’autorità e della sicurezza.
La Polaroid e il potere delle immagini
Un particolare inquietante emerge dall’ossessione dell’Abbé Pierre per la fotografia. Molte vittime hanno raccontato di come lui portasse sempre con sé una macchina fotografica Polaroid, utilizzata per immortalare momenti di violazione. Una delle donne ha testimoniato di essere stata costretta a posare dopo essere stata oggetto di abusi, con la Polaroid che ha catturato quel momento di vulnerabilità. L’uso della fotografia non emerge solo come uno strumento di documentazione, ma come un modo per esercitare potere sulle sue vittime, preservando ricordi del dolore inflitto.
Negli ultimi sei mesi, Emmaus ha messo in atto un dispositivo di ascolto per raccogliere testimonianze; ciò ha rivelato un numero impressionante di 33 donne pronte a parlare di abusi diretti, con altre 20 vittime di cui si è saputo attraverso racconti di terzi. I numeri sono di per sé un alarmante richiamo all’attenzione su un tema di violazione dei diritti e dignità umana di cui non si può più ignorare l’eco.
L’ombra di Henri Grouès continua a posarsi su Emmaus, richiedendo una riflessione approfondita e una risposta forte da parte di chi si è sempre identificato con il movimento. La discussione su questo tema è di cruciale importanza per restituire dignità e giustizia a tutte le vittime di abusi.